Questa frase dal 1982 quando è stata scritta da Anne Herbert su una tovaglietta di carta, in una tavola calda in California ha fatto e continua a fare il giro del mondo. Dice la Herbert: «La gentilezza può generare gentilezza tanto quanto la violenza genera violenza».

La gentilezza è difficile da definire ma facile da riconoscere: sono gentili quelle azioni compiute senza secondo fine, amorevoli, rispettose, che suscitano il sorriso e la gratitudine in chi le riceve, una sorpresa piacevole.

Oggi è la giornata mondiale della gentilezza… ma c’è proprio bisogno di una giornata per ricordarci di essere gentili? Forse si, perché in questo mondo così frettoloso e a volte distante, fermarci a pensare all’importanza della gentilezza può solo farci bene.

Ammettiamolo: nelle nostre frenetiche e stressanti giornate dense di impegni non sempre riusciamo a pensare a piccoli e grandi gesti di gentilezza. E per questo il 13 novembre diventa importante, perché in qualche modo ci costringe ad una riflessione personale e ci motiva a praticare quei famosi “atti di gentilezza a casaccio”: cedere il posto sull’autobus o quello in fila al supermercato, dire grazie e salutare con un sorriso, aiutare chiunque sembri in difficoltà (dalle neomamme con il passeggino alle signore con buste della spesa pesanti, fino ad un gattino randagio).
Quindi oggi cerchiamo di fare una dichiarazione di gentilezza ad un amico, alla nonna o un vicino in difficoltà, regaliamo libri, cibo e abiti a chi ne ha bisogno, ripromettiamoci di compiere almeno 3 gesti di gentilezza durante la giornata!

La gentilezza genera gentilezza: se tu sei gentile, gli altri saranno gentili con te. Questo è certo, o almeno molto probabile. Perché se la persona alla quale ci si rivolge con gentilezza normalmente è sgarbata, si troverà spiazzata davanti ad un’inattesa gentilezza, e sarà portata a riflettere. Certo che non succede sempre, però in una buona percentuale dei casi sì, ma in ogni caso tu non avrai nulla da perderci! Affrontare il mondo e il prossimo con gentilezza ci infonde tranquillità e fa in modo che l’altro sia ben disposto verso di noi: proprio come sorridere.

Il sorriso infatti è lo strumento che abbiamo a disposizione per comunicare in maniera immediata e senza bisogno di parole quale sia la nostra predisposizione verso l’altro. È un segno di apertura e disponibilità, e ha il grande potere di regalare positività a costo zero a qualcuno che potrebbe averne bisogno.

Dare per il piacere di dare, senza pensare sempre al proprio tornaconto, ci rende persone migliori, con il prossimo ma soprattutto con noi stessi.

La sensibilità verso il prossimo spesso viene meno con gli anni, ma si può sempre recuperare con piccolissimi gesti quotidiani: tenere la porta a chi sta arrivando, chiedere “come stai?”, dire “buongiorno” e “buonasera”, “grazie” e “prego”. Piccoli gesti che non sono dovuti, ma che diventano necessari se ciò che desideriamo è una società migliore e altruista.

Dunque: perché non essere gentili? Cosa si guadagna?

 

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